Il nostro corpo ci lancia continuamente segnali e campanelli d’allarme: ecco quando un semplice formicolio può essere l’avvisaglia di un ictus.
Vi capita mai di avvertire un formicolio improvviso al braccio? Potreste pensare che dipenda da una postura sbagliata, o magari da una giornata particolarmente stressante. Ma attenzione: quel segnale apparentemente innocuo potrebbe essere il modo con cui il cervello ci avvisa che qualcosa di molto più serio sta per accadere. In molti casi, l’ictus non arriva come un fulmine a ciel sereno, ma manda segnali ben precisi. Il problema è che troppo spesso li ignoriamo.

Secondo diverse ricerche pubblicate da autorevoli fonti mediche come l’American Stroke Association e il British Medical Journal, quasi la metà delle persone colpite da ictus aveva avvertito campanelli d’allarme nei giorni precedenti l’evento. Alcuni di questi sintomi possono sembrare passeggeri, ma rappresentano veri e propri SOS del cervello. Il formicolio o l’intorpidimento a un braccio – soprattutto se localizzato da un solo lato – è tra i più comuni e sottovalutati.
Un alert silenzioso sotto forma di formicolio al braccio: i mini-ictus
Uno dei segnali premonitori più frequenti, ma spesso ignorati, è il TIA, l’attacco ischemico transitorio. Detto anche “mini-ictus”, si manifesta con sintomi simili a quelli di un ictus vero e proprio: difficoltà nel parlare, visione offuscata, perdita di equilibrio e, appunto, formicolio agli arti. Tuttavia, a differenza dell’ictus, il TIA dura solo pochi minuti e non lascia danni apparenti. Ma è un segnale d’allarme potentissimo: entro 48 ore da un TIA, il rischio di ictus vero e proprio è elevatissimo.

Anche mal di testa insoliti, improvvisi vuoti di memoria o difficoltà a leggere e scrivere con fluidità possono essere sintomi precoci. Eppure, in molti casi vengono archiviati alla voce “giornate no”, stress o stanchezza. È questo il rischio più grande: sottovalutare ciò che il nostro corpo sta cercando di comunicarci. Non bisogna aspettare che i sintomi peggiorino o si ripetano. Di fronte a segnali sospetti – anche se sembrano scomparire da soli – occorre agire con tempestività: una visita neurologica e un esame di neuroimaging possono fare la differenza tra la vita e la disabilità permanente. Il tempo, quando si parla di ictus, è un fattore cruciale. Più si interviene precocemente, maggiori sono le possibilità di recupero. Ascoltare il nostro corpo può davvero salvarci la vita.